Col tempo cambiano molte cose.
Un anno fa il congresso della Fai, nella notte fra il 27 ed il 28 ottobre 2014, respingeva (per 171 a 91) l’ipotesi, peraltro bizzarra, di sciogliersi prima di fondersi con la Filca (e non a seguito della fusione, come vogliono il diritto e il buon senso).
La mattina del 28 ottobre, la Filca rifiutava la proposta della Fai di procedere alla creazione di una federazione pluricomposta, cioè senza scioglimento delle federazioni aderenti.
Il 31 ottobre, il comitato esecutivo della Cisl commissariava la Fai per non essersi sciolta e nomina commissario il dottor Sbarra dell’Anas col mandato di creare le condizioni che permettessero di fare ciò che il congresso aveva rifiutato, cioè lo scioglimento e la fusione.
Un anno dopo, con 12 mesi di commissariamento sulle spalle, la Conferenza organizzativa della Fai propone alla Filca di andare avanti sulla “pluricomposta”. E la Filca, nella sua conferenza organizzativa, “valuta con favore … la volontà e la proposta della Fai, espressa nella propria assemblea organizzativa, di riprendere il percorso di unificazione con la Filca costruendo una nuova categoria pluricomposta con l’eventuale opportunità di coinvolgere l’Ugc in questo processo”.
Ma cos’è successo, in un anno, perché che la Cisl (perché il dottor Sbarra dell’Anas, in quanto commissario nominato da Via Po 21. rappresenta le posizioni di Via Po 21 e non quelle dei soci della Fai) e la Filca facciano proprie posizioni che un anno fa erano state respinte come alto tradimento delle intoccabili direttive confederali e giudicate giusta causa di commissariamento? La cosa puzza.
Forse la Fai commissariata ha altri progetti, più lucrativi di accollarsi una Filca alle prese con una grave crisi del settore, ma vuole che sia la Filca a dire no; e forse la Filca, che nel prosieguo del documento rinvia l’appuntamento a dopo la fine del commissariamento (“con il nuovo gruppo dirigente Fai che sarà eletto nel prossimo congresso straordinario dell’aprile 2016 sarà possibile analizzare ed approfondire tale proposta pensando che il congresso del 2017 possa essere un tempo utile per le scelte conseguenti”) conta sul fatto che il dottor Sbarra dell’Anas per quella data avrà tolto il disturbo, e allora sarà possibile di nuovo parlare fra persone civili. Magari contando su appoggi confederali che nel frattempo potrebbero controbilanciare il peso (che pare calante) del dottor Sbarra.
In ogni caso, gli uni e gli altri dimostrano, con i fatti, che il commissariamento della Fai è stato un atto, oltre che illegittimo, politicamente e statuariamente pretestuoso. Perché un anno dopo sono tornati alla situazione della mattina del 28 ottobre 2014.
Solo che ora la Fai non conta più nulla, e il problema sembra essere diventato quello di chi riuscirà a prendersi tutto il jackpot.